Viaggiando in treno
da Lisbona ad Aveiro, la Venezia portoghese, quasi in solitario…in compagnia di
me stessa e di un buon libro, quindi non da sola, tra una parola e l’altra ho
potuto apprezzare il panorama che mi scorreva accanto. Riarsa bellezza la
natura che mi dava il benvenuto: chiome di alberi verde scuro mosse dal vento,
cielo color cristallo, erbe secche che davano il giusto tocco di giallo al
tutto…un pensiero, anzi due tirati dall’arco zen della mia memoria: la
California e Van Gogh.
La costa nord della
California, dove il Pacifico – secondo il vento- bacia, accarezza, si schianta
sulle spiagge e sulle scogliere ed i pini, attenti osservatori, sempre lì, il
tronco consumato che racconterebbe chissà quante storie se si prestasse
l’orecchio, l’odore del salmastro che pervade lo spirito nel profondo…
Gli alberi, anzi la
natura tutta di Van Gogh che, fiera delle sue ferite, nonostante tutto grida
“in ogni caso, viva la vita”…nella sofferenza si ama…
Mia opinione è che
quando il cielo incontra il mare, ma soprattutto l’oceano ha tutto un altro
respiro: è più libero. Ogni sua sfumatura mi ammalia e mi ha fatto e continua a
farmi innamorare, anche se adesso non avrei più l’età per passare del tempo,
naso all’insù, a guardarlo, a respirarlo…o forse sì?
Il cielo che porta
con sé l’oceano, attraverso i canali della Ria de Aveiro arriva ad Aveiro,
accompagnato dal vento, e si confonde con le azulejos che ricoprono case e
chiese…e le azulejos si fanno murales.
Se ne trovano sparsi per la città
diversi e tutti in tema con le attività della cittadina: le saline, la raccolta
del “moliço” (fanerogame e alghe marine presenti nella Ria di Aveiro che
venivano raccolti ed utilizzati come mangime), i moliceiros (le barche
personalizzate e coloratissime utilizzate per navigare nei canali della Ria di
Aveiro e per andare a raccogliere il moliço),
gli “ovos moles”…Eppoi si torna alle basi, bianco e nero per il
lastricato, che porta con sé comunque il mare, l’oceano attraverso simboli e
bolle di varia grandezza.
Oltre al convegno
interessantissimo (ma quanto devo ancora imparare, avrei bisogno di almeno due
altre vite…) ho conosciuto persone belle, ricche di entusiamo, di pensieri e
ripensamenti, dubbi condivisi e condivisibili…una bella avventura. Nonostante
il convegno assorbisse praticamente tutto il tempo, di Aveiro la ventosa non ho
solo carpito la bellezza degli azulejos e dei moliceiros, ma anche quella di
alcuni tesori più o meno celati: i ristoranti. Nutrirsi si deve e con la cucina
portoghese ci si nutre all’ennesima potenza! Partiamo dai ristoranti, alcuni
sembrano bettole, altri trattorie uscite da un film degli anni ’60-’70 …tipo la
cena in trattoria tra Gassman e Manfredi…il film credo fosse “C’eravamo tanto amati” oppure come la
trattoria di Zia Fernanda, vicino al gazometro a Roma…Zia Fernanda non era propriamente
mia zia, era la cognata della mia bisnonna materna – il che rende difficile
risalire ai gradi di parentela- e aveva questa trattoria e ricordo ancora le
incursioni in cucina a riempirmi i polmoni di profumi (il sugo con gli
involtini, l’umido, la coda alla vaccinara…una vita fa)… tornando ad Aveiro,
altri ristoranti sono moderni, alcuni anonimi, altri splendidi e caratteristici
allo stesso tempo. In ogni caso con la bella compagnia il sapore migliora…certo
anche un goccio di vino aiuta.
La cucina portoghese
può sembrare all’apparenza povera, in realtà è una cucina molto ricca…in aglio,
cipolla, olio, uova, zucchero…in ogni caso saporita e che sa sfruttare la
purezza delle materie prime, come mi hanno dimostrato tutti i ristoranti in cui
ho potuto mangiare.
O
Adriano: il primo in cui sono stata, nelle vicinanze del Teatro Aveirense: una
sopa de dia calda e confortevole, senza aggiunte di panna o altri addensanti,
patate che formano una bella cremina eppoi verze, per secondo ho mangiato il
polpo più buono della mia vita, senza esagerazione! Io che non amo affatto i
tentacolati e affini, di fronte a quel piatto mi sono ampiamente ricreduta.
Servito su un tegame in coccio, con un notevole fondo di olio e aglio in
proporzioni praticamente eque, se ne stava al di sopra un polpo a pezzi,
ricoperto da sedano e cipolla triti, quando dico ricoperto intendo
ricoperto…sapore e morbidezza indescrivibili a parole e si sa che io
difficilmente le perdo! Tutto accompagnato da insalata mista con cipolla,
ovviamente. Ho fatto un unico errore…non non quello di non essermi portata un
prodotto per l’alito, ma quello di aver preso una porzione intera, le porzioni
sono davvero abbondanti e spesso i piatti si possono avere a metà porzione,
dimensione perfetta per mangiare.
Seconda
sera, stavolta con la meravigliosa compagna di belle persone O Batel, nella
piazza del Mercato del Pesce. Very very cozy…dietro una piccola porta e tre
scalini ti sembra di entrare dentro una imbarcazione, il calore del legno si
unisce alla simpatia di chi ci serve e ci consiglia. Sopa do dia comfort food,
tanto per non sbagliare e dopo il principe: il bacalao. Stavolta l’ho diviso a
metà con un’altra congressista, Superlativo, arrosto con molto olio e aglio,
ogni morso una meraviglia e le patate alla brace la sua anima gemella.Del buon
vino bianco e per finire un ottimo bicchierino di vero Porto. Costi
assolutamente modici per una qualità ottima.
Dura
vita quella del congressista…ed il giorno dopo si ricomincia!
E questa volta cena sociale in un posto “in” di Aveiro, una ex fabbrica di ceramiche riconvertita a: ristorante, wine bar, lounge bar con tanto di dj set ( e se ci fosse stata l’odiosa “interior design” di “Cortesie per gli ospiti” avrebbe sproloquiato di ben peggio e di sicuro!...non che gli altri due brillino di simpatia…). Panorama dalla terrazza molto bello, qualità della cucina non elevata, ma quando si è in compagnia…eppoi dopo uno o due bicchierini di Sangria Portoghese, ribattezzata da Camilla, la congressista romana, “il digestivo” per via della presenza di cannella, tutto andava benone…il mattino dopo cominciare con la key lecture e la palpebra calante un vero spettacolo…lo ripeto dura vita quella del congressista, a barcamenarsi tra risk assessment, tiered approaches, popolazioni di diopatre e di molluschi vari.
E questa volta cena sociale in un posto “in” di Aveiro, una ex fabbrica di ceramiche riconvertita a: ristorante, wine bar, lounge bar con tanto di dj set ( e se ci fosse stata l’odiosa “interior design” di “Cortesie per gli ospiti” avrebbe sproloquiato di ben peggio e di sicuro!...non che gli altri due brillino di simpatia…). Panorama dalla terrazza molto bello, qualità della cucina non elevata, ma quando si è in compagnia…eppoi dopo uno o due bicchierini di Sangria Portoghese, ribattezzata da Camilla, la congressista romana, “il digestivo” per via della presenza di cannella, tutto andava benone…il mattino dopo cominciare con la key lecture e la palpebra calante un vero spettacolo…lo ripeto dura vita quella del congressista, a barcamenarsi tra risk assessment, tiered approaches, popolazioni di diopatre e di molluschi vari.
Ultima
sera sempre al Mercato del Pesce, sempre in ottima compagnia, O Telheiro. Qui
per alcuni piatti è meglio essere in tre ad ordinare una porzione, perché sono
esagerati! Io ho mangiato un’altra versione della sopa do dia, anche questa
molto buona e ricca, e poi ho diviso dell’ottima carne ai ferri con un’altra
congressista, la mamma di Irene (questa è un’altra storia, che non devo
dimenticare). Eppoi fagioli e patatine fritte, che ho però evitato.
Allora
per il senza glutine, partiamo dal principio che molte materie prime sono
basilarmente (non voglio utilizzare l’abusato “naturalmente”) senza glutine,
altro discorso è la materia prima manipolata (processed food). Allora, quello
che posso dire è che il pesce e i frutti di mare sono cucinati solitamente in
purezza, senza panature o che altro che possono far pensare a possibili
contaminazioni crociate (cross-contaminazioni), se c’è pesce fritto può essere
fritto nello stesso olio delle patatine, quindi evitateli. Ricordatevi che per
il discorso del protocollo HACCP differenti tipologie di alimenti sono
conservati e manipolati separatamente e questo si applica anche per una stessa
tipologia di alimento, distinguendo tra manipolato e non.
Per
essere chiari
Pesce
fritto = manipolato, processed, perché c’è panatura
Baccalà
alla griglia o arrosto= non manipolato, not processed, nioente panatura, niente
crostine con farina, niente.
Idem
per la carne!
Stesso
discorso per le zuppe, addensante utilizzato la patata. Le patate sono
basilarmente senza glutine. E a volte, anzi molto spesso anche se noi non ce ne
rendiamo più conto, ma laddove c’è vera crisi se ne rendono conto, utilizzare
materie prime non processate piuttosto che semilavorati è davvero meno costoso.
Per i dolci, contenendo latte, non so dirvi, in quanto non ne ho mangiati, ma la frutta era buonissima e senza glutine di certo!
Ah!
Il vino e quindi anche il Porto sono basilarmente senza glutine pure quelli
;-).
Nella
piazza centrale di Aveiro, alla confluenza con i canali, vicino al centro
informazioni, c’è una erboristeria che è anche punto vendita autorizzato Schaer
ma non solo e lo so perché ci ho comperato biscotti e crackers e ha diversi
prodotti senza glutine e senza lattosio e altri derivati del latte.
Ci sono dolci
artigianali che comunque sono basilarmente senza glutine e ci sono produttori
che producono quei tipi di dolci esclusivamente.
Il rischio di cross-contaminazioni è più nello stoccaggio e nella manipolazione da parte del compratore, abbiate fiducia.
Ad esempio ho comperato delle tortine artigianali tipiche, non di Aveiro, la fabbrica produceva solo quelle, con tanto di scritta che tutto era fatto nel rispetto dell’HACCP e gli ingredienti erano zucchero, uova, mandorle e fagioli.
Invece, gli ovos moles sono i tipici dolci di Aveiro, che non ho assaggiato e e che sono una bomba in molti sensi. Sono fatti di varia forma, il guscio esterno è fatto da ostia, l’interno è zucchero e tuorlo d’uovo mescolati fino a raggiungere una densità mostruosa, il ripieno di ogni dolcetto è un tuorlo d’uovo con molto, molto, molto zucchero. Allora l’ostia potrebbe avere del frumento, ma anche no, ma mi fiderei già meno per l’assaggio.
So che la crema la servono anche in coppette, ma nelle poche pasticcerie che ho potuto vedere – dati i tempi- ad Aveiro, gli ovos moles sono solo con le ostie.
Il rischio di cross-contaminazioni è più nello stoccaggio e nella manipolazione da parte del compratore, abbiate fiducia.
Ad esempio ho comperato delle tortine artigianali tipiche, non di Aveiro, la fabbrica produceva solo quelle, con tanto di scritta che tutto era fatto nel rispetto dell’HACCP e gli ingredienti erano zucchero, uova, mandorle e fagioli.
Invece, gli ovos moles sono i tipici dolci di Aveiro, che non ho assaggiato e e che sono una bomba in molti sensi. Sono fatti di varia forma, il guscio esterno è fatto da ostia, l’interno è zucchero e tuorlo d’uovo mescolati fino a raggiungere una densità mostruosa, il ripieno di ogni dolcetto è un tuorlo d’uovo con molto, molto, molto zucchero. Allora l’ostia potrebbe avere del frumento, ma anche no, ma mi fiderei già meno per l’assaggio.
So che la crema la servono anche in coppette, ma nelle poche pasticcerie che ho potuto vedere – dati i tempi- ad Aveiro, gli ovos moles sono solo con le ostie.
Perché questo
discorso??? Faccio una premessa basilare: per quel che ho visto ad Aveiro e per
quel poco che ho visto di Lisbona, l’igiene è molto rispettata, al di là di
ogni aspettativa, vi assicuro. In fatto di contaminazioni sono estremamente
attenti.
Ritornando sempre al
discorso tracce, cross-contaminazioni e dose giornaliera (http://fabipasticcio.blogspot.com/2011/06/contaminazioni-cross-contaminazioni.html), personalmente posso
dire di non aver avuto nessun problema durate la mia visita in Portogallo e ho
potuto mangiare tranquillamente anche ai pranzi del convegno, dove abbondavano
verdure ed insalate, pesce, riso, carne in piatti dove il frumento e quindi il
glutine non erano assolutamente presenti.
C’erano anche pietanze fritte, ma in vassoi separati e comunque secondo l’HACCP vanno trattati separatamente, quindi il rischio cross-contaminazione maggiore era mangiare patatine fritte, che non c’erano, ma anche ci fossero state le avrei evitate in ogni caso.
C’erano anche pietanze fritte, ma in vassoi separati e comunque secondo l’HACCP vanno trattati separatamente, quindi il rischio cross-contaminazione maggiore era mangiare patatine fritte, che non c’erano, ma anche ci fossero state le avrei evitate in ogni caso.
Certo, anzi
certissimo e sacrosanto è che ognuno di noi sa e conosce la sua sensibilità,
quindi fare attenzione è sempre fondamentale (io nel caso delle pastine con
mandorle e fagioli mi sono lanciata e non ho avuto nessun effetto collaterale,
erano maggiori quelli dell’aglio e della cipolla. Ma fare attenzione ed essere
scrupolosi è sempre fondamentale)
E per finire che
cosa mi sono riportata indietro da Aveiro oltre ad aver conosciuto belle
persone, oltre ad aver ricevuto conoscenze preziose e contatti
interessantissimi, oltre a ciò mi porto indietro l’aver conosciuto una bimba
stupenda, Irene, che ha due genitori davvero in gamba. Una bambolina di
quattordici (o sedici???) mesi dal sorriso ammaliante che non ha ammaliato solo
me (notoriamente facile all’ammaliamento), ma un po’ tutti…alla fine ci
sentivamo tutti zii adottivi…per me, propormi come zia adottiva è
scontato come respirare, non resisto. Eppoi, cosa c’è di più bello che guardare
negli occhi, laggiù nel profondo un bambino e scoprirci infiniti universi di
infinite possibilità?…se per caso ti venisse qualche dubbio sul perché essere
qui adesso – considerato quello che solo oggi è accaduto nel mondo ti riteresti
più volentieri in un eremitaggio compulsivo ai confini della realtà conosciuta –
lasciarsi prendere da un bambino per mano e guardarlo negli occhi, volendo
ascoltare…
“in ogni caso, viva
la vita”…nella sofferenza si ama…