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domenica 6 marzo 2011

Carnevale!


Mi sono resa conto che non ho mai scritto una singola riga sul Carnevale, soprattutto sul Carnevale a Venezia. Ho già detto altrove che considero Venezia la mia terra d'adozione, anche se vivendo di là del Ponte della Libertà io sono comunque "campagna" e sono oltretutto "campagna foresta" perchè vengo dall'altre parte del Po (pour parler, uno slogan politico di qualche tempo fa di un certo partito che pensa al Po come un grande confine di separazione tra Italiani e Italiani…come si dice “se no i xe mati no li volemo”, oppure “se non sono matti non li vogliamo”, o ancora meglio “non li vogliamo proprio, punto.”).

In realtà, non parlo “venexian”, anche se mi fanno notare che ho perso quasi  completamente l’accento/cadenza romano/romana, onore o demerito che sia, ormai sono quasi 15 anni che vivo qui e come potrei dire? mi sono acclimatata! Ma torniamo al Carnevale, ho ricordi nitidissimi dei miei carnevali da bambina, all'asilo o giù di lì...vestivo un costume da ballerina ungherese, di quelle ballerine che ballano la czarda, avevo sempre tanti coriandoli e stelle filanti…mi ricordo di un pomeriggio di Carnevale, che andammo a trovare un'amica di famiglia...io vestita da ballerina ungherese con un sacchetto di coriandoli enorme in mano  e quel giorno per la prima volta assaggiai un sorso di Rosso Antico...a Carnevale tutto è permesso. Poi, per gli altri carnevali i ricordi si confondono fino a sfocare nell'oblio e il Carnevale finì nel dimenticatoio.
Dopo questo periodo di buio arriva Venezia ed il suo Carnevale...il primo indimenticabile ricordo che ho del Carnevale veneziano è una immensa calca e ore e ore fermi ad aspettare di traversare il ponte degli Scalzi...Calatrava era di la da venire... La magia dei colori e delle maschere tutte che tra vecchio e nuovo per le calli rivivevano l'antico splendore...la fascinazione è stata immediata ma perdura nel tempo, sebbene non tutti gli anni ci sia la full immersion carnevalesca...anche perchè non sempre il clima e’ clemente.
Tucani o pappagalli?
Ora siccome sono più curiosa di un gatto, ma finora la mia curiosità non mi ha ammazzato, mi sono andata a studiare un po’ di tradizioni carnevalesche.Quanti sono i carnevali ? Tantissimi, alcuni più conosciuti altri meno, ma il Carnevale di Venezia con le sue maschere fa comunque parte dell’immaginario collettivo. C’è una basilare differenza tra il carnevale (rito romano) ed il carnevalone (rito ambrosiano), ad indicare quanto comunque una festa antichissima, conosciuta anche tra gli egizi ed evolutasi poi nei baccanalia e saturnalia latini, fosse divenuta parte della vita laica e religiosa. Secondo il rito romano, il Carnevale, cioè il Tempo di Settuagesima, ha inizio con la Domenica di settuagesima (la prima delle sette domeniche che precedono la Settimana Santa, secondo il Calendario gregoriano) e termina il giorno precedente il Mercoledì delle Ceneri, primo giorno di quaresima – Martedì grasso, appunto. Nel rito ambrosiano, il termine del Carnevale è posticipato al sabato (Sabato grasso) prima della prima domenica di Quaresima. Il primo documento in cui si parla del Carnevale Veneziano è del 1094 ed è firmato dal doge Vitale Falier, sebbene l’editto che sancisce effettivamente la nascita el Carnevale sia del 1296. Il Carnevale era un momento di festeggiamenti e di azzeramento dei ceti sociali, poichè tutti, nobili e plebei, servette e dame, con la maschera indosso per pochi giorni l'anno erano davvero uguali…bè, per lo meno fingevano davvero di esserlo. Oltre al Martedi grasso, giorno festivo del carnevale, nella storia veneziana dei festeggiamenti fa parte anche il Giovedi grasso, poiché in tale giorno si celebrava la vittoria del Doge Michiel II sul vescovo Ulrico e su altri dodici feudatari, sconfitti a Grado, fatti prigionieri ma rilasciati a patto che ogni anno pagassero un pegno. Ed ogni anno il vescovo di Aquileia inviava un toro e dodici maiali ben pasciuti che nel giorno del Giovedi grasso venivano macellati per tutta la popolazione in quel di Palazzo Ducale da parte delle Corporazioni dei Fabbri e dei Becheri (macellai). Il taglio della testa del toro poneva fine allo spettacolo. Ecco perché “tagiar la testa al toro” significa eliminare gli ostacoli o risolvere un problema definitivamente.
Madamin in cornice
In una di queste celebrazioni del Giovedi grasso, intorno al 1500, un acrobata turco, a sorpresa e armato di solo bilancere, tra la folla risalì una fune legata ad una barca saldamente ancorata al molo verso la cima del campanile di San Marco e ridiscese poi fino alla balconata del Palazzo Ducale, per omaggiare il Doge di allora. Tale spettacolo ebbe così successo che venne ripetuto nel corso degli anni con imprese funamboliche sempre più ardite. Si alternarono diversi acrobati professionisti e “arsenalotti”. Gli “arsenalotti” erano le maestranze dell’Arsenale che si specializzarono anche in queste imprese, che divennero sempre più ardite e complesse – si parla persino di un acrobata a cavallo. Poi a causa di diversi incidenti lo “Svolo del Turco” divenne lo “Svolo della Colombina”, ovvero una grande colomba di legno nello scendere dal campanile verso la piazza spargeva fiori e coriandoli sulla folla. Quando dal carnevale “antico” si passò a quello “moderno” (ai giorni nostri) si decise di spostare il Volo alla domenica precedente il giovedì grasso così da sancire in maniera ufficiale i festeggiamenti per il Carnevale. Ed lo “Svolo della Colombina” divenne il “Volo dell’Angelo” e nuovamente ci fu una persona in carne ed ossa che dalla cima del campanile scendeva giù nella piazza. Nell’ultimo giorno di Carnevale, mentre tutta la città diventava una gradiosa festa, perché calli e palazzi signorili erano una grande sala da ballo dove dolci e vino si consumavano in abbondanza, il culmine della festa era in Piazzetta San Marco: un fantoccio raffigurante Pantalone veniva legato alle due colonne (che venivano usate per giustiziare prigioneri) e gli veniva dato fuoco, mentre la folla cantava tristemente “El va, el va, el carneval el va”. E con i frammenti bruciati del fantoccio volava via la follia di quei giorni e arrivava la penitenza della quaresima, ma volava via anche l’uguaglianza che nobile e plebeo per pochi giorni l’anno avevano grazie alle maschere.
Fantascientifico o medievale? Fusion!
Vogliamo non parlare dei dolci caratteristici del Carnevale? Fritoe e crostoi o galani… “ea fritoa” di cui parlo è la fritola, la frittella dolce… ee fritoe nascono “venexiane” poi  si estendono a tutto il Veneto, Friuli Venezia- Giulia e persino Lombardia con mille varianti, perfino con erbe di campo e fiori dentro, ma anche riso e polenta nell’impasto. Ma quelle “venexiane” classiche sono con uvetta e pinoli, adesso ce ne sono anche di ripiene con crema, zabaione e persino cioccolato…eppure quelle classiche sono ancora tanto tanto amate, anche se non ci sono più i “fritoleri”…eh si, perchè c’erano già i produttori DOC nel 1600, che si erano riuniti in una corporazione: i “fritoleri”.  C’è chi dice che per le fritoee bisogni addirittura risalire al Rinascimento, c’è chi dice che la corporazione dei fritoleri nasca intorno al 1600, con aree di competenza ben distinte per esercitare la professione, c’è chi dice che nel 1700 “ea fritoa” diventa il dolce nazionale della Serenissima tutta…in ogni caso, provate ad immaginare le calli e nelle calli  tavoli di legno dove i fritoleri impastavano uova, farina, zucchero, uvetta e pinoli e poi le fritoe  venivano fritte in grandi padelle sostenute da tripodi…che grasso usavano per friggere??? C’è chi dice burro, chi dice strutto, chi dice olio…in ogni caso i fritoleri friggevano a ritmo continuato e quelle meraviglie gonfie e dorate, una volta pronte, venivano spolverate di zucchero e poste sui piatti, con tanto di lista degli ingredienti…i fritoleri agivano in HACCP, non c’è che dire. Pietro Longhi immortalò diverse professioni e professionisti del suo tempo e non poteva mancare una fritolera.
Venditrice di frittelle -Pietro Longhi


Eppoi ci sono i crostoi, o galani che nel resto d’Italia diventano frappe, sfrappe, cenci, chiacchiere, lattughe e chi più ne ha più ne metta…c’è chi fa addirittura risalire le origini di questi dolci ai Romani, che le preparavano nelle loro feste di primavera. Distinzione importante: i crostoi sono terricoli, i galani sono lagunari e ovviamente cambia anche lo spessore dell’impasto, non tanto gli ingredienti. Mia mamma che ha sempre fatto delle frappe eccezionali – pecco di totale immodestia, ma ci sta!- che ha sempre impastato a mano e steso a mano rendendole fini, impalpabili e fritte impeccabilmente, in un’altra vita sarà stata “venexiana” e faceva sicuramente galani! Tra l’altro la prima volta che si cimentò nella produzione di vere fritoe venexiane, vennero benissimo…magari era pure fritolera! Per inciso, io non so friggere, non azzecco i tempi. Oltre ai dolci di carnevale con le loro mille varianti, l’altro simbolo per eccellenza sono le maschere, anzi la maschera. La bautta veneziana è la maschera! In realtà, la bautta maschera è chiamata “larva”, poteva essere bianca o nera (adesso può essere di diversi colori), e ad essa si accompagnava il cendale o zendale (xendal) che poteva essere di taffettà o pizzo, il tricorno ed il mantello che venne poi sostituito dal tabarro.
Maschere in bella mostra
Il tabarro, con la sua ampia ruota che tutto poteva celare, annullava ogni colore e distinzione e permetteva, soprattutto ai nobili, un camuffamento e un anonimato perfetti! La “larva” nasce nel Settecento e poteva essere indossata non solo a Carnevale ma anche nella vita quotidiana, per la sua forma particolare permette di bere e mangiare senza doverla togliere e anche di camuffare la voce, garantendo quindi un perfetto travestimento. Vista la consuetudine di indossarla, era obbligo salutare ogni maschera che si incontrava, proprio perché non si poteva sapere chi nascondeva. E questo creava spesso non pochi problemi agli inquisitori e alla polizia.
In secondo piano, c'è la gattina, la gnaga
Schizzo del medico della peste al lazzaretto
da Archeove.com
Un’altra maschera caratteristica era la “gnaga”, che veniva più spesso usata dagli uomini. Il travestimento della gnaga” era una maschera con le fattezze di gatta, vestiti femminili spesso da servetta, la voce diventava un miagolio e non poteva mancare una cestina con dentro un gattino! Sia la “larva” sia la maschera con le fattezze di gatta si trovano ancora oggi nei laboratori e nelle bancarelle che spesso si trovano nei campi di Venezia. Si sono arricchite di lustrini, di piume e di colori, e fargli compagnia, oltre a quelle della Commedia dell’Arte, sono giunte maschere dalle fogge sempre più stravaganti. Una maschera che non nasce per il Carnevale, ma che è sempre tipica è quella del medico della peste, dal caratteristico becco Le pestilenze sono state una grande piaga per Venezia, non a caso si son fatte basiliche e feste per ricordare gli scampati pericoli. Il medico della peste era l’unico che poteva avvinare i malati, li toccava con un bastone -  quindi era sempre a distanza, era vestito completamente di nero dalla testa ai piedi, con un cappello nero caratteristico e il viso era completamente ricoperto da questa maschera. Il “becco” aveva una funzione precisa: in esso il medico inseriva erbe aromatiche e medicamentose che avevano la funzione di purificare l’aria.
Versione rinnovata della classica maschera del medico della peste, che è bianca con il segno di un pince.nez nero
A Piazza San Marco, tra la folla spunta il sole
E tra Arlecchini spuntano dame e signori e maschere tutte da indovinare...
Tutte le foto risalgono al carnevale dello scorso anno, ma spero di scattarne qualcuno anche quest’anno. Per quelle che non ho scattato io, ho indicato i links. Mentre si passeggia per calli e campielli, può capitare di incontrare mascherine sorridenti e birbanti che vi riempiono di coriandoli e sorrisi. Queste però sono mie personali! Ora non chiedetemi di che specie è il coniglio e se il gormita è il signore della luce o Sommo luminescente o che so io...per me sono bellissimi lo stesso!


Dopo il sole, le quattro stagioni!





Le mie mascherine!

Oltre a quelle scattate in Piazza San Marco, ne metto alcune del carnevale dei bambini qui a Campalto, il quartiere dove viviamo. Ogni anno, il Gruppo del Venerdi organizza uno spettacolo in costume sia con i bimbi sia con gli adulti. Lo scorso anno è andata in scena "La lampada di Aladino". Nel piccolo palco del patronato, bimbi e ragazzi con tanto di costume e trucco ci hanno portato fino a Baghdag. Ed ecco il mio genio dell'anello.
La Lampada di Aladino

E adesso auguro a tutti un fantastico Carnevale!
Baci baci




14 commenti:

  1. bellissimo post!

    aggiungi qualche foto se puoi

    io son stata un paio di volte al carnevale di venezia ed è un'emozione indescrivibile

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  2. Le sto aggiungendo man mano, ciao Vale buona domenica!

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  3. Come vorrei passare un carnevale a Venezia!!!
    Grazie per queste informazioni sempre preziose! :)

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  4. Bellissimo reportage, Venezia ce l'ho sempre nel cuore, quanto avrei voluto abitarci fin da giovane.
    Grazie Fabi, mi hai fatto sognare.
    Mandi

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  5. @ Rosetta grazie a te :-*
    @ Vale e Stefania, quando volete, il mio modesto alloggio ha sempre la porta aperta per gli ospiti
    Aggiungo ancora un po' di foto.

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  6. belle immagini di Venezia, è sempre bello si rimani ammirati

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  7. Che dire di più? L'economista veneziano e noto buongustaio Ugo Trevisanato così descriveva le regole per la preparazione delle "fritoe" in versi rimasti famosi: "La dev'esser gustosissima, cotta bene e ben levada, un pocheto inzucherada. Calda...o freda se volè".
    Mi pare anche d'aver letto che quelle originali non erano a forma di pallina, ma di ciambella con il buco nel mezzo, da cui l'inevitabile doppio senso...
    Martedì ho anch'io in programma di andare in centro a fare qualche foto per un post sul tema: spero di incontrare soggetti interessanti e sarà anche l'occasione per linkare il tuo, che è davvero molto completo. :)

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  8. @ Gunther grazie
    @ Dona :-*** Ho omesso il doppio senso...sai che il fornaio inteso come negozio a S. Marta ogni anno espone il cartello "gavemo ea fritoa calda" Quest'anno ha aggiunto che costa solo 1 euro. E dentro a servire tutte donne, compresa la proprietaria che ha la sua età...ho visto studenti fare foto al cartello :-O :-DDD

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  9. Ciao Fabi!!!

    Un saggio sul carnevale davvero!!!
    Molto erudita la trattazione e come sempre le foto sono bellissime!
    Complimenti!!!
    Buona settimana e buona salute a voi tutti!!!!
    Un abbraccio!

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  10. Ma che bel reportage Fabiana!!!! Bello bello bello grazie!!!

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  11. c'è solo da dire:il 2012 a venezia tutti verremo! non bisogna perdere il vero spettacolo!
    grazie

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  12. WOWWW!!! FAbiii...che foto STUPENDE!...e non solo....la tua espressione scritta mi fa' sempre sognare! Vorrei poter sapere esprimermi almeno la meta' di come riesci a fare tu!!
    E' sempre una gran gioia rivedere questi luoghi a me tanto amati...e chissa' mai che non ci ritorno di nuovo in quel bel tuo appartamento...*smile*....pero' dovresti prima venire TU qui da me....sono anni che me l'avevi promesso!!

    C'e' una piccola ma ben meritata sorpresa per te oggi nel mio blog....se hai piacere facci una scappatina e...take what I offered! :o)
    *hugs & smiles*
    Buona giornata tesoro!!
    Un saluto affettuoso nonche' oltreoceanico anche a tutte le care amiche che riconosco affacciate qui....*muwahhh*

    Paola

    http://www.paola-sama.blogspot.com/

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  13. GRAZIE per le bellissime foto mi hai fatto vivere un momento magico... purtroppo non ho mai visto dal vivo il carnevale di Venezia!!!
    Dopo queste le semplicissime pettorine fatte alla materna (quelle postate CARNEVALE creare con il riciclo) fanno proprio sorridere però ti dirò che ci siamo divertiti un mondo a crearle insieme ed i bimbi mi hanno gratificato tantissimo con tutti i loro sorrisi.
    Tante serene giornate a tutti
    nonnAnna

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  14. @ Paola: smack!!!
    @ NonnaAnna: credimi il Carnevale di Venezia è magico, è indiscutibile, ma la magia e la gioia pura che vedi negli occhi dei bimbi quando fai qualcosa con loro è IMPAGABILE!
    Un abbraccio grande

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Ogni commento è graditissimo, ma i commenti anonimi saranno eliminati, sorry :-(.
Tornate a leggere le risposte, perchè dialogando si cresce insieme. A rileggerci presto tra ricette e sorrisi :-D